mercoledì 27 novembre 2019

Xylella rimedi

LEGGI ANCHE: Cimice asiatica: rimedi attuali e soluzioni future. Ed è proprio per gli ulivi che le conseguenze sono spesso disastrose. Più che cura dovremmo chiamarla “soluzione estrema”. L’olivo è tra le piante più colpite in Italia dalla xylella fastidiosa: si sta espandendo sempre di più a causa della mancanza di una cura. Ivano Gioffreda, olivicoltore Alezio nonché responsabile dell’Associazione Spazi popolari, ha spiazzato i guru dell’agronomia con una vecchia ricetta ereditata dai contadini di un tempo.


TERRA D’OTRANTO - Dire xylella fastidiosa è come dire leggende metropolitane.

Altra leggenda: le cosiddette “buone pratiche”, la pulizia dei campi dalle erbacce infestanti. Che cosa è cambiato in tutto questo tempo? Soprattutto, a che punto siamo con l’individuazione di un rimedio ? A parlare è Giuseppe Coppola, proprietario di un oliveto in contrada Santo Stefano, tra Alezio e Gallipoli.


Sfortunatamente al momento non c’è una terapia specifica che si può usare lasciando le piante sul terreno, l’unica cosa che si può fare è estirpare le piante infette. Xilella Fastidiosa è il batterio responsabile del deperimento di un gran numero di piante di olivo nel Salento, che manifestano prima un imbrunimento generalizzato delle foglie e poi il disseccamento di rami più o meno grandi, per arrivare ad una lenta morte della pianta. Ma non tutti sono d’accordo. Non c’è cura per la xylella.


I rimedi efficaci per limitarne la diffusione sono diversi ma non sempre si rivelano definitivi anche perché l’eziologia di tale malattia non è ancora del tutto chiara.

Prima di tutto la cosa più importante da fare è la difesa contro i parassiti e le malattie delle piante sia di quelle da reddito quindi dei fruttiferi che quelle ornamentali. Xylella fastidiosa come si combatte. E’ un batterio che vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza (vasi xilematici) importanti per l’apporto di acqua e sali minerali. Ormai alle porte delle province di Brindisi e Taranto la situazione di emergenza xylella è diventata critica più che mai. Il notiziario viene creato dal nostro algoritmo di classificazione automatica di testi con le ultimissime novità dai quotidiani e le agenzie di stampa online italiane.


Al momento, non essendoci delle cure in grado di salvare il patrimonio monumentale della Puglia, l’unica speranza resta quella di innestare gli ulivi con delle varietà resistenti. Vediamo insieme le sue origini e le cause dell’infezione che ha colpito la Puglia. Il ritrovamento delle due nuove specie di vettore della xylella , avvenuto nel Salento e nelle province di Bari e Foggia, è da attribuire a tre ricercatori che da anni si occupano della batteriosi: Maria Saponari e Vincenzo Cavalieri dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr di Bari ed Enza Dongiovanni dell’Istituto. Il piano finanziato dal ministro Centinaio non prevede il ricorso a trattamenti curativi, solo espianti. Noi non interveniamo sul batterio, rafforziamo le autodifese della pianta con rimedi naturali.


Non è affatto una suggestione, io curo ancora molte patologie dell’apparato respiratorio con i rimedi della nonna a base di erbe. L’infestazione ha provocato l’eradicazione di migliaia di ulivi, e i suoi effetti non si limitano esclusivamente a questo tipo di alberi. Il batterio vive e si riproduce nell’apparato conduttore della linfa grezza (i cosiddetti vasi xilematici, portatori di acqua e sali minerali), e induce pesanti alterazioni alla pianta ospite. Giusto l’opposto di quanto si è verificato per la xylella , ove i rimedi indicati in modo assai tempestivo da EFSA sono stati del tutto disattesi favorendo così la diffusione della malattia. Si tratta di una scoperta sorprendente.


E allora come si affronta la malattia? Ci sono dei rimedi - ha dichiarato Ciampolillo - dal metodo Scortichini che usa rame e zinco (sul quale ci sono dubbi della comunità scientifica) a un particolare tipo di sapone che serve a lavare gli ulivi. La xylella fastidiosa: rimedi e prevenzione per proteggere i nostri ulivi.

La regione più a rischio di “importare” tale batterio gram-negativo è l’Abruzzo.

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